Un Carnevale di quartiere che fa scuola

Martina Pignataro et Emma Ferulano

Traduction de Serge Tarlao

p. 18-22

Traduction(s) :
Naples : un carnaval de quartier qui fait école

Citer cet article

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Martina Pignataro et Emma Ferulano, « Un Carnevale di quartiere che fa scuola », Revue Quart Monde, 242 | 2017/2, 18-22.

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Martina Pignataro et Emma Ferulano, « Un Carnevale di quartiere che fa scuola », Revue Quart Monde [En ligne], 242 | 2017/2, mis en ligne le 01 décembre 2017, consulté le 25 avril 2024. URL : https://www.revue-quartmonde.org/8234

Scampia, un sobborgo a nord di Napoli. Un carnevale di quartiere è organizzato da 35 anni da una rete di associazioni attiviste, un vero e proprio laboratorio di relazioni tra gli abitanti di quartieri degradati, dove convivono famiglie svantaggiate e famiglie rom.

Il primo corteo di carnevale di Scampia si tenne nel 1983.

Il GRIDAS, Gruppo risveglio dal sonno, (dalla frase di Francisco Goya “Il sonno della ragione genera mostri”), si era costituito nel 1981 : un’associazione culturale senza scopi di lucro per svegliare le coscienze assopite delle persone e farle riflettere su quanto accade nel mondo rendendole consapevoli delle proprie scelte.

Nessun luogo d’incontro in un quartiere povero

All’epoca il centro sociale, in cui iniziò a incontrarsi il gruppo arricchendolo e personalizzandolo man mano con murales e segni delle proprie attività, si trovava ai margini di Napoli, in una periferia che si stava urbanizzando velocemente e che presto avrebbe dato origine alla Scampia che conosciamo ora : palazzoni, immensi, di cemento ; strade altrettanto immense e non-luoghi poco frequentati da persone approdate lì da altrove (per il terremoto dell’Irpinia, per graduatorie di assegnazione di case popolari, per vari altri trascorsi) ; nessuno spazio di aggregazione che agevolasse relazioni personali e conoscenze reciproche. Unici autoctoni, forse, erano i rom, accampati ai margini della città e via via sempre più schiacciati dal suo espandersi.

Il carnevale nacque come proposta del GRIDAS, una delle poche realtà associative del tempo, alle scuole, le poche esistenti all’epoca. Si prefiggeva di realizzare una connessione tra scuola e territorio, portando all’interno delle scuole un po’ di attualità e di creatività, realizzando maschere e strutture con materiali di risulta e riciclati, a costo zero, o quasi, su tematiche attuali, per ragionare insieme e restituire al carnevale il suo senso di festa popolare : momento goliardico e allegro, ma misto alla seria denuncia delle storture della società, occasione dunque di riscatto, di protesta e di proposta di soluzioni e mondi possibili.

E si voleva anche portare le scuole in piazza, per strada, riappropriandosi di un territorio poco vissuto e poco conosciuto e realizzando quell’apertura e connessione tra scuola e territorio che ora, forse, inizia a farsi strada anche a livello “alto” quando ci si scontra con i dati dell’abbandono scolastico e con la distanza del “mondo della scuola” dalla concretezza della vita reale, laddove invece la scuola dovrebbe formare i cittadini del mondo che si vuol costruire, a maggior ragione in zone “degradate” o “problematiche”.

Si volevano anche gettare le basi per un momento condiviso, che diventasse una tradizione, un appuntamento per un quartiere nato male e che già rischiava di crescere male, con persone deportate da altrove e senza alcun progetto lungimirante per migliorarne l’esistenza.

Un carnevale annuale frutto dell’impegno quotidiano delle associazioni

Quest’anno si è svolto il 35° Corteo di Carnevale di Scampia. Noi del GRIDAS ci teniamo più degli altri a non chiamarlo più “carnevale del GRIDAS” : Scampia è cresciuta a dismisura, e a dismisura sono cresciuti i suoi problemi, le sue contraddizioni, ma anche il numero, vertiginoso, di associazioni, gruppi, realtà più o meno organizzate, impegnate quotidianamente nel riscatto sociale e culturale del quartiere.

Una rete fitta che ogni giorno, nel silenzio, lavora per migliorare dal basso il quartiere, senza più attendere interventi dall’alto, rivendicando i propri diritti, primo fra tutti quello alla dignità di persone, ma rimboccandosi le maniche per fare, ciascuno, la propria parte.

Il Corteo di Carnevale è così diventato un momento, importante e fondamentale per molte di queste realtà, che si inserisce in un percorso quotidiano di lavoro di rete e collettivo per il riscatto del quartiere e non solo.

Al GRIDAS è rimasto il ruolo di coordinatore e, sicuramente, di guida in questo appuntamento, ma il merito dell’aver creato qualcosa di davvero grande (e le migliaia di persone che hanno partecipato al corteo di quest’anno ne sono la prova) è delle varie realtà che sempre più consapevolmente rispondono all’appello del GRIDAS, al tema scelto di anno in anno, e lo declinano a proprio modo, lo trasportano nelle proprie realtà e nei propri contesti costruendo maschere, strutture, carri allegorici e diffondendo il seme, portando a questo “appuntamento” i contatti avuti nel corso dell’anno, arricchendo questo momento di significati e di ramificazioni.

A sua volta il corteo di Scampia ora si inquadra in un coordinamento del carnevale sociale di Napoli e provincia che quest’anno ha riunito con un filo comune ben 12 cortei in altrettanti quartieri della città : cortei a costo zero, realizzati dal basso, nati sulla scia del “carnevale del GRIDAS”, ma declinati ciascuno nel proprio contesto e a esso strettamente collegati.

Così il momento del corteo diventa una festa, un turbinio di maschere, musica, colori, misto alla gioia del riappropriarsi degli spazi più martoriati del proprio quartiere : spazi degradati, semi-abbandonati e che però si stanno, anche quelli, riscattando, dal basso, con lavoro costante e di rete. Gioia anche per incontri, scambi tra gruppi e realtà impegnati nel lavoro quotidiano di miglioramento che si confrontano, si mescolano, e prendono forza dalla reciproca conoscenza, dallo scambio e dalla consapevolezza che dal giorno successivo si riprende a battagliare per l’affermazione e il rispetto dei propri e degli altrui diritti, ma lo si fa con una marcia in più, data dalla certezza di non essere da soli.1

Chi Rom e ...chi no2 e il Carnevale [Emma Ferulano]

Quando ci chiedono di parlare delle origini di Chi rom e…chi no, in genere, con piccole variazioni a seconda dei casi, il racconto comincia così : “All’inizio eravamo un gruppo informale di giovani di diverse provenienze ed esperienze che si sono uniti intorno al Carnevale del Gridas…”. Con il carnevale di Scampia è nato Chi rom e...chi no, e ha attraversato delle vere e proprie ere geologiche in questo quartiere, dal punto di vista sociale e politico.

La nostra storia comune ha inizio nel 2003, un po’ prima della famosa faida di Scampia, anni in cui intrecciamo con il territorio profonde relazioni tra i rioni popolari e le comunità rom che vivono da tempo – siamo oggi alla terza generazione - nei campi non autorizzati confinanti di Cupa Perillo. Lo stesso nome, un gioco di parole destinato a imprimersi immediatamente nella memoria di tutti, lo abbiamo “preso in prestito” da Felice Pignataro e da una sua felice intuizione. I primi incontri del gruppo hanno sede al Gridas, e da lì prendono ispirazione, energia e corpo le esplorazioni e le piccole rivoluzioni sul territorio fatte insieme a bambini, giovani, napoletani e rom.

Il Carnevale, atto fondativo di Chi rom e…chi no, di anno in anno si sussegue e ci accompagna, diventa consuetudine nella nostra prassi e nelle nostre riflessioni, momento principale di aggregazione, creazione, sperimentazione, costruzione del carro, l’opera collettiva per definizione.

Uno spirito creativo che soffia in molteplici laboratori

Da quando viene promulgato il bando del Gridas fino alla domenica del corteo che attraversa il quartiere, in un arco temporale di circa due mesi, lo spirito del Carnevale pervade Chi rom e…chi no, le persone e gli spazi circostanti. Si tratta di una sorta di grande rituale collettivo catartico che riguarda grandi e piccoli, un grande gioco di affidamento reciproco, molto serio, in cui far emergere “il bene” e “il male”, dargli un nome e un colore, plasmarli, dargli forme con l’utilizzo di materiali svariati. Simboli che diventano emblemi della urgenza di cambiamento di intere comunità, che con il Carnevale si può risvegliare e può essere messa a fuoco, nel caso in cui si fosse un po’ sopita nel frattempo…Si comincia con interminabili riunioni in cui sviscerare il senso profondo del bando, per interiorizzarlo, rielaborarlo, superarlo, esprimersi individualmente per poi mettere tutto insieme, condividere e fondere pensieri e interpretazioni, avanzare inesorabili verso il carro, simbolo concreto da mostrare in corteo, che racchiuderà il significato sociale e politico del nostro carnevale. Il cuore della progettazione riguarda i laboratori con i bambini. Un mese di laboratori che negli anni hanno attraversato molti spazi pubblici significativi o sottoutilizzati del quartiere, coinvolgendo generazioni di bambini e ragazzini italiani e rom, sperimentando creatività, fantasia, tecnica e manualità, in un appassionante intervento pedagogico e culturale - del tutto autofinanziato, come del resto l’intero Carnevale.

Nel tempo, intorno alla progettazione e alla realizzazione del carro, delle maschere, delle grandi narrazioni per introdursi e immergersi nel lavoro manuale con l’ispirazione giusta, si sono unite molte persone, curiosi, volontari, amici, sconosciuti, provenienti da vari angoli del mondo, alle prime armi con la manualità o super esperti, gli “assi nella manica” che ogni anno risolvono un fondamentale problema tecnico, compagni di viaggio nel corteo per un giorno che hanno sopportato pioggia e bambini aggrappati pur di portare il carro a destinazione finale…

L’ospitale e spigolosa chiesa dei gesuiti nel Lotto p è stato il primo spazio laboratoriale, allestito con grande cura per accogliere decine e decine di bambin* dal campo e dal rione, in epoche buie e tormentate, in cui la faida dei grandi aveva dolorose ripercussioni quotidiane e risuonava in piccole faide che venivano fronteggiate con pazienza e anche creatività. In quegli spazi tutti potevano trovare un canale di espressione e sfogo e il conflitto più facile che si poteva scatenare, piccoli napoletani contro piccoli rom, diventava occasione per rinsaldare le relazioni e creare legami in alcuni casi anche indissolubili.

Poi, i laboratori di Chi rom e…chi no si sono spostati nel campo rom e nella baracca scola jungla che avevamo costruito con gli abitanti, e qui accadeva un fatto ancora più miracoloso : italiani e gagio, del quartiere, della città, di ogni dove, che entrano in un campo rom per la prima volta nella vita per dedicarsi ai laboratori, confrontarsi, divertirsi, trascorrere nottate per ultimare la costruzione del carro, che fino all’ultimo secondo prima del corteo non è mai pronto, a mangiare, bere, in una semplice e ritrovata convivialità.

L’Auditorium di Scampia è stato la tappa successiva di questa costellazione di laboratori diffusi, spazio culturale aperto dai ragazzi e dalle famiglie dal quartiere con il percorso teatrale e pedagogico Arrevuoto 2005 e lo spettacolo “Pace !”, e per il quale ancora oggi lottiamo contro le burocrazie locali per averne un utilizzo pieno e dignitoso e una apertura regolare…

Da un paio d’anni, il Carnevale si è insediato da Chikù, spazio culturale in cui convergono i percorsi pedagogici dell’associazione e la gastronomia interculturale de La Kumpania, la prima impresa sociale d’Italia che mette insieme donne rom e italiane in un percorso di emancipazione economica e professionale.

Finito il carnevale, ucciso il carnevale, permane, il suo spirito, che ogni anno si rinnova.

Sono momenti di fatica e felicità, dove ci si mette in gioco, con l’inventività e il cuore.

Quest’anno, la nave delle piratesse e dei pirati è salpata per raggiungere nuovi mari ed orizzonti, carica dei tesori, di tutte le cose belle e di tutte quelle brutte, da bruciare nel grande falò finale3

“Scampia Felix" [Martina Pignataro]

Il carnevale di Scampia e il suo profondo significato, così come le molteplici anime che concorrono a renderlo un appuntamento significativo del quartiere Scampia, sono raccontati nel documentario “Scampia Felix” di Francesco Di Martino4

Francesco si è prestato come regista del GRIDAS dopo aver collaborato con noi in diverse occasioni presentando insieme alcuni lavori volti a raccontare storie e persone relegate ai margini delle nostre società.

In coproduzione ci sono la casa di produzione audiovisiva indipendente SMK Videofactory (www.smkvideofactory.com) e il collettivo FrameOff (www.frameoff.it), di cui fa parte il regista, che pone al centro della sua ricerca lo spazio immaginario della visione.

Il film, appena ultimato, sarà distribuito da OpenDDB : la prima rete distributiva di produzioni indipendenti in Europa che sostiene la circolazione di opere in Creative Commons, attraverso l’offerta on-demand, eventi e proiezioni accomunati dalla filosofia del rendere accessibili e diffondere cultura e informazione. Alla base dell’idea di rete orizzontale fra gli autori che OpenDDB propone, c’è anche l’idea che le opere creative possano dialogare fra loro, far conoscere ed incontrare esperienze simili, generare dinamiche solidali.

È quanto avvenuto a Marsiglia a febbraio, quando OpenDDB ha partecipato a un’iniziativa del gruppo di media-attivisti Primitivi (www.primitivi.org), in preparazione della 18esima edizione del Carnaval de la Plaine et de Noailles, un carnevale sociale analogo a quello di Scampia. La collaborazione con Primitivi, nata con il supporto alla distribuzione del film “La Fête Est Finie” di Nicolas Burlaud (https://www.openddb.fr/films/la-fete-est-finie) che racconta l’aspetto speculativo delle politiche di riqualificazione a Marsiglia, ha così trovato nuova vitalità nell’energia dei carnevali popolari.

La proiezione curata da OpenDDB, incentrata sul documentario realizzato da SMK Videofactory sulla ParTot Parata, una manifestazione di strada che si svolge a Bologna nel mese di giugno, è stata anticipata dalla visione del trailer di “Scampia Felix”. Del resto, anche i bolognesi della parata ParTot sono stati diverse volte a Scampia nel corso degli anni, non solo al corteo di carnevale, ma anche in altre manifestazioni per il recupero degli spazi pubblici.

Si tratta di reti dal basso, scambi di informazioni e di buone pratiche, che ci piace incoraggiare e di cui ci piace essere parte, convinti come siamo che solo il “contagio” positivo può allargare la base sociale e rendere i sogni di pochi delle realtà possibili.

Come recita la scritta riportata sul totem “Rosa dei venti” che apre da alcuni anni il Corteo di Carnevale di Scampia : “Il sogno di uno è utopia, il sogno di molti è l’inizio di una nuova realtà”.

1 www.felicepignataro.org/gridas - fb : gridas.grupporisvegliodalsonno

2 Letteralmente: chi è Rom e chi non lo è

3 Vedere il sito: www.chiku.it – fb : chi rom e…chi no

4 .Vedere il sito www.scampiafelix.it)

1 www.felicepignataro.org/gridas - fb : gridas.grupporisvegliodalsonno

2 Letteralmente: chi è Rom e chi non lo è

3 Vedere il sito: www.chiku.it – fb : chi rom e…chi no

4 .Vedere il sito www.scampiafelix.it)

Martina Pignataro

Martina Pignataro è figlia di Felice Pignataro e Mirella La Magna che con Franco Vicario e altri amici hanno dato origine al GRIDAS e al Corteo di Carnevale di Scampia. Nata e cresciuta a Scampia, continua a partecipare attivamente alle iniziative realizzate gratuitamente dal GRIDAS e da altre realtà attive in rete nel quartiere.

Emma Ferulano

Nata e cresciuta a Napoli è tra i fondatori dell’associazione chi rom e…chi no e presidente de La Kumpania SRLS Impresa Sociale ; dal 2003 è impegnata in attività pedagogiche, culturali, sociali rivolte alle comunità rom e italiane in particolare di Scampia.

CC BY-NC-ND