Dalla vulnerabilità al protagonismo: il movimento delle giovani e dei giovani care leaver italiani

Diletta Mauri et Valerio Belotti

Traduction de Jean Tonglet

p. 32-36

Traduction(s) :
Le mouvement des jeunes italiens sortant d’institutions

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Diletta Mauri et Valerio Belotti, « Dalla vulnerabilità al protagonismo: il movimento delle giovani e dei giovani care leaver italiani », Revue Quart Monde, 253 | 2020/1, 32-36.

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Diletta Mauri et Valerio Belotti, « Dalla vulnerabilità al protagonismo: il movimento delle giovani e dei giovani care leaver italiani », Revue Quart Monde [En ligne], 253 | 2020/1, mis en ligne le 01 mars 2020, consulté le 19 mars 2024. URL : https://www.revue-quartmonde.org/9987

Sulla base del loro lavoro di ricerca con l'associazione italiana Agevolando, e all'interno dell'European Care Leavers Network, gli autori analizzano il tema dell'autonomia attraverso il prisma dei giovani che lasciano gli istituti di cura quando raggiungono la maggiore età.

La doppia vulnerabilità dei care leaver

Il rapporto dei giovani italiani ed europei con i percorsi di emancipazione e di autonomia dalle generazioni adulte è complesso e spesso problematico. Al centro sia della riflessione scientifica che del dibattito pubblico si alternano a volte immagini contrastanti tra quanti propendono nel mettere in luce i rischi di una generazione “perduta” e quanti invece tendono a vedere, nella stessa rete di costrizione e di marginalizzazione sociale in cui sembrano intrappolati i giovani, i presupposti per l’emergere di una “nuova classe esplosiva”.

In effetti, appena si approfondisce l’analisi, i giovani appaiono difficilmente comprimibili in definizioni sintetiche e rigidi schemi interpretativi. Così, se la focalizzazione dello sguardo viene guidata dalle diverse forme in cui si intrecciano i percorsi di costruzione dell’autonomia individuale negli ambiti di vita (formazione, professione e lavoro, neo-residenzialità, intimità e generazione della vita), i giovani si rivelano al loro interno estremamente differenziati.

Una componente di questo universo eterogeneo è costituita dai cosiddetti care leaver, ovvero dai neomaggiorenni usciti o in uscita dai percorsi di accoglienza presso i servizi di alternative care (comunità residenziali e affidamenti familiari) perché ormai raggiunta la soglia di età in cui decadono i benefici previsti dalle normative di settore rivolte ai soggetti di minore età. Giovani che nella loro infanzia o adolescenza sono stati interessati da un provvedimento giudiziario di allontanamento temporaneo dalla loro famiglia o che sono stati dichiarati abbandonati dai loro familiari e che, spesso dopo molti anni di accoglienza, diventano maggiorenni dal punto di vista legale.

Una componente quantitativamente circoscritta, ma estremamente interessante per le sfide di crescita e di emancipazione a cui è chiamata rispondere. 

I care leaver sono soggetti a una doppia vulnerabilità riconducibile all’essere giovani in tempi di perdurante incertezza e allo stesso tempo giovani senza o con fragili relazioni familiari e senza una rete di welfare adeguata a sostenerli. Questa condizione sociale li spinge a “diventare grandi” molto prima dei loro coetanei, a dover rispondere agli imperativi dell’autonomia individuale in tempi ristretti e a bruciare gli snodi di una fase del corso di vita complessa, ma irripetibile.

Secondo alcune ricerche i care leaver presentano spesso serie difficoltà ad uscire dai percorsi assistenziali, a portare a termine o continuare i percorsi di studio e formazione, a costruire adeguati percorsi professionali, a perseguire stili di vita personali e familiari a cui aspirano e soprattutto ad evitare i rischi di caduta nella spirale della povertà1.

Dalla vulnerabilità alle sfide poste dal protagonismo

In base ai dati istituzionali disponibili, si stima che a fine 2018 siano stati circa 2.400 le giovani e i giovani tra i 18 e i 21 anni che stavano uscendo dal sistema di accoglienza italiano composto da una fitta rete territoriale di piccole strutture residenziali gestite dal privato sociale e da un’altrettanta diffusa presenza di famiglie affidatarie e di affidatari2. Si tratta di giovani che per la loro marginalità sociale sono rimasti per anni invisibili e impermeabili all’attenzione del welfare locale e nazionale.

Questa assenza di attenzione è uno dei principali motivi alla base della nascita dell’originale e partecipato movimento di giovani care leaver che qui si intende proporre all’attenzione dei lettori. Si tratta di un movimento formato in gran parte dalle e dai giovani care leaver stessi che ha come obiettivo quello di porre al centro delle richieste agli stakeholder il riconoscimento della loro marginalità sociale e l’ottenimento di specifici interventi di sostegno per favorire una transizione dal sistema di cura e di accoglienza a una vita adulta e autonoma.

L'attivazione di questo movimento è stata possibile grazie all’azione promossa da Agevolando, un’associazione di volontariato nata nel 2010 a Bologna da un gruppo di care leaver. Questa si propone di promuovere il benessere di neomaggiorenni “fuori famiglia”, cercando di sostenere i ragazzi/e che, una volta divenuti maggiorenni, si trovano a dover fare i conti con la conclusione del loro percorso residenziale in comunità e/o in affido familiare privi o carenti di risorse personali e sociali necessarie per raggiungere un sufficiente grado di autonomia dal punto di vista abitativo, lavorativo e relazionale3.

L’associazione, agendo come gruppo di pressione, ha ottenuto in questi anni piccoli finanziamenti da privati e istituzioni pubbliche che ha finalizzato alla creazione del Care Leavers Network Italia (d’ora in poi Cln), una rete territoriale di giovani care leaver coinvolti in un percorso di ascolto collettivo e partecipazione. 

Attraverso la propria rete personale di contatti e di relazioni, i volontari di Agevolando hanno dato avvio in alcune regioni italiane a delle esperienze di incontro, confronto, riflessione e riflessività tra i giovani care leaver individuati grazie a una capillare azione informativa rivolta alle diverse organizzazioni del privato sociale che gestiscono le attività di alternative care. In questi incontri i care leaver hanno avuto l’opportunità di raccontarsi, rielaborare i propri vissuti, mettere a disposizione di altri la propria esperienza e di riflettere sulla natura, le forme e la qualità del sostegno alla crescita ricevuto dai Servizi sociali, all’interno del proprio percorso fuori dalla famiglia di origine.

Nella costruzione di questo percorso si è data particolare attenzione alla generazione di una partecipazione basata sull’ascolto collettivo delle esperienze individuali. Si ritiene, infatti, che il passaggio dall’esperienza individuale di ciascun care leaver all’acquisizione della consapevolezza trasformativa che deriva dall’essere esperti per esperienza, non possa essere data per scontata. Lo strumento utilizzato per favorire questo passaggio è la dimensione del gruppo e del confronto tra pari, sostenuto in tutte le fasi del percorso. Una modalità partecipativa utilizzata anche nel confronto con le istituzioni pubbliche, invitate di volta in volta ad incontrare ed ascoltare i gruppi di care leaver territoriali. Occasioni queste in cui la presenza del gruppo dei pari ha sempre favorito un riequilibrio della consueta asimmetria di potere che caratterizza i rapporti tra “chi cura” e chi “viene curato”4.

Sfide per l’emancipazione e l’autonomia dei care leaver

Il Cln è formato attualmente da 13 gruppi regionali che dal 2013 hanno coinvolto in modo attivo circa 400 care leaver. In ognuno di questi gruppi sono presenti degli associati di Agevolando in qualità di “facilitatori” delle relazioni interne ed esterne. Oltre a questi gruppi regionali, la forma organizzativa prevede un gruppo di coordinamento nazionale composto da 5 membri di Agevolando e 20 care leaver con maggiore esperienza di partecipazione (senior). Attraverso modalità di coordinamento non sempre facili e non prive di contraddizioni, sono state nel tempo individuate alcune linee d’indirizzo e di lavoro che stanno ancora attualmente impegnando i diversi livelli di organizzazione del Cln.

In particolare, la presenza di un vuoto legislativo nazionale sul tema del leaving care, ha spinto il Cln ad orientare i propri percorsi partecipativi locali e nazionale nella costruzione di “Raccomandazioni” da rivolgere e da discutere con operatori sociali e decisori politici. In tal senso sono stati prodotti alcuni documenti presentati in occasione di conferenze sia a livello locale che nazionale5. Questo lavoro ha permesso di evidenziare come, al di là di profonde differenze regionali nella qualità e nell’organizzazione dei Servizi di accoglienza, siano emersi nei gruppi dei care leaver territoriali temi ricorrenti e sensibili, spesso non conosciuti in modo adeguato dai responsabili dei Servizi sociali e dai decisori politici.

Inoltre, nel corso degli ultimi due anni il Cln ha individuato nell’attività formativa, rivolta agli operatori dell’accoglienza (soprattutto educatori, assistenti sociali e psicologi), un campo d’impegno in cui collaborare attivamente con le istituzioni pubbliche e private più sensibili. In questo caso la novità formativa più sorprendente, almeno nel panorama italiano, è il coinvolgimento degli stessi care leaver nel ruolo di co-formatori ed esperti per esperienza. Come sostenuto dai ricercatori che si sono occupati di un’indagine preliminare sulle aspettative degli assistenti sociali rispetto a formazioni guidate da utenti, l’idea che anima questa nuova intenzionalità del Cln è che il lavoro degli operatori del welfare richieda forme di conoscenza diverse da quelle tradizionalmente legittimate e tra queste un posto centrale è occupato dalla conoscenza di chi vive direttamente il rapporto con i servizi6.

La costruzione e la crescita del movimento dei giovani care leaver del Cln non appaiono affatto prive di sfide e difficoltà. La più importante riguarda il coinvolgimento di quei percorsi individuali che non hanno trovato nel sistema di accoglienza residenziale risposte adeguate agli interrogativi e alle aspettative dei singoli. Dalle note osservative raccolte durante la preparazione e la realizzazione dei vari incontri territoriali, si è rilevato spesso come sia difficile coinvolgere i ragazzi e le ragazze più “arrabbiate” con i Servizi sociali e di accoglienza o coloro più in difficoltà personale e familiare. Rimane quindi aperto il quesito di come poter raggiungere e includere nel percorso del Cln anche quanti hanno avuto esperienze “negative” di accoglienza e non credono nella possibilità di cambiare o perlomeno di modificare l’attuale configurazione dei Servizi. Oppure quanti, pur già interni all’esperienza del Cln, accettano con difficoltà la creazione di spazi pubblici di confronto con gli operatori dei Servizi sociali accusati, anche in prima persona, di essere inadeguati al loro mandato istituzionale di educatori e di professionisti.

Non si tratta della solo difficoltà di metodo incontrata nella creazione partecipata della rete dei Cln. Un altro dilemma sta nella comunicabilità delle esperienze condivise sia agli esterni che ai membri interni della rete di care leaver. È proprio in relazione a questa criticità che si è dato spazio ad una modalità narrativa che permettesse di costruire racconti più vicini al linguaggio quotidiano dei protagonisti. Si sono così costruiti dei laboratori di storytelling in cui ciascuno può raccontare la propria vita “fuori famiglia”7. La costruzione di narrazioni differenti chiama in causa anche il desiderio di riappropriarsi della possibilità di dare un nome proprio alle cose, dando voce alle numerose storie di resilienza sempre in bilico tra la paura di guardare il proprio passato e l’orgoglio per essere in un presente ricco di coraggio e desiderio di un futuro aperto alla possibilità8.

Crescita e sostenibilità del Cln

Quello del Cln è un percorso agli inizi, ma che continua a generare nuove strade da percorrere. Sono ad esempio frequenti le istituzioni pubbliche, scuole e università comprese, gli enti, le associazioni, che dalla conoscenza dei documenti prodotti dai care leaver chiedono di poterli incontrare per conoscerli e avviare percorsi e laboratori formativi e di cambiamento dei processi organizzativi dell’accoglienza. 

A seguito della prima conferenza nazionale dei care leaver nasce ad esempio un Protocollo d’Intesa con il Consiglio Nazionale dell'ordine degli Assistenti Sociali che prevede la costruzione di azioni condivise in favore dei care leaver, in primo luogo la formazione dei propri iscritti e iscritte. La prima formazione sperimentale del 2019 ha visto la partecipazione di circa 50 assistenti sociali e particolare attenzione si sta dando ora alla comprensione dell'impatto che tale esperienza avrà sul lavoro sociale quotidiano di questi partecipanti. 

Il maggiore successo ad evidenza pubblica ottenuto in questi anni dal Cln è stato senza dubbio quello raggiunto, a fianco di altre organizzazioni, con il riconoscimento da parte del Governo italiano della questione sociale del leaving care. Un risultato tangibile con la promulgazione delle norme a sostegno dei percorsi di autonomia dei minorenni fuori famiglia (Legge di Stabilità 2017, art. 1, comma 250)9. Si tratta della prima importante azione di welfare riguardante il leaving care. Un programma che tra gli strumenti valutativi della misura ha inserito la creazione di “youth conferences” composte dai care leaver beneficiari.

Seppur con le contraddizioni e ambivalenze già in parte evidenziate, l’attività propulsiva del Cln è ancora in fase espansiva e sicuramente la sua creazione ha avuto il merito di porre all’evidenza dei decisori pubblici il tema del leaving care altrimenti sconosciuto o meglio invisibile al welfare italiano.

Rimangono sul tavolo molte domande per lo sviluppo e la sostenibilità di questo giovane movimento sociale. Queste riguardano soprattutto la sua capacità di dialogare in modo sempre più competente con il complesso sistema dei Servizi sociali e di accoglienza senza perdere per questo il suo carattere generativo e di simbiosi con l’insieme dei e delle giovani care leaver che anno dopo anno fluiscono e de-fluiscono in questa particolare componente della popolazione giovanile. Ma questa è la sfida che ogni movimento collettivo, seppur circoscritto, si trova a dover affrontare nel passaggio dal cosiddetto statu nascenti alla sua istituzionalizzazione.

1 Cfr. Stein, M., Young people leaving care. Supporting pathways to adulthood, London, Jessica Kingsley Publishers, 2012; Höjer, I., Sjöblom, Y.,“

2 Cfr. Istituto degli Innocenti, Affidamenti familiari e collocamenti in comunità al 31/12/2016, Firenze, 2019

3 www.agevolando.org

4 Mauri D., Romei M., Vergano G., “Il Care leaver network Italia”, in MinoriGiustizia, 2018, n.3, pp.166-175.

5 A questo link il documento di sintesi nazionale delle istanze dei gruppi coinvolti nel CLN nel biennio 2016-2017: https://issuu.com/agevolando/docs/

6 Cfr. Fargion, S., Mauri, D., Rosignoli, A., “Care leaver in cattedra: cosa ne pensano gli assistenti sociali”, in Prospettive Sociali e Sanitarie

7 I materiali prodotti nei laboratori di storytelling sono pubblicati sul canale youtube dell’Associazione Agevolando e possono essere richiesti all’

8 Cyrulnik B., Autobiografia di uno spaventapasseri, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2008.

9 Si veda https://www.gazzettaufficiale.it/eli/ id/2017/12/29/17G00222/sg

1 Cfr. Stein, M., Young people leaving care. Supporting pathways to adulthood, London, Jessica Kingsley Publishers, 2012; Höjer, I., Sjöblom, Y.,“Voices of 65 young people leaving care in Sweden. ‘There is so much I need to know!’”, in Australian Social Work, 2014, n. 67, pp. 71–87; Belotti, V., Mauri, D., “Gioventù brevi. Care leavers e capacità di aspirare”, in MinoriGiustizia, 2019, n.2, pp. 192-200.

2 Cfr. Istituto degli Innocenti, Affidamenti familiari e collocamenti in comunità al 31/12/2016, Firenze, 2019

3 www.agevolando.org

4 Mauri D., Romei M., Vergano G., “Il Care leaver network Italia”, in MinoriGiustizia, 2018, n.3, pp.166-175.

5 A questo link il documento di sintesi nazionale delle istanze dei gruppi coinvolti nel CLN nel biennio 2016-2017: https://issuu.com/agevolando/docs/book_cln

6 Cfr. Fargion, S., Mauri, D., Rosignoli, A., “Care leaver in cattedra: cosa ne pensano gli assistenti sociali”, in Prospettive Sociali e Sanitarie, 2019, XLIX (4), pp. 1-5.2019. Allegri, E., De Luca, A., Bartocci, M. C., & Gallione, G. “Diversamente esperti: La partecipazione dei cittadini – utenti e dei familiari nella formazione universitaria dei futuri assistenti sociali. Analisi di una innovativa esperienza Italiana”, in Prospettive Sociali e Sanitarie, 2017, XLVII(3), pp. 25–29.

7 I materiali prodotti nei laboratori di storytelling sono pubblicati sul canale youtube dell’Associazione Agevolando e possono essere richiesti all’indirizzo comunicazione@agevolando.org.

8 Cyrulnik B., Autobiografia di uno spaventapasseri, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2008.

9 Si veda https://www.gazzettaufficiale.it/eli/ id/2017/12/29/17G00222/sg

Diletta Mauri

Laureata in Scienze dell'Educazione e in Scienze del Servizio sociale, Università di Trento

Valerio Belotti

Dottore in Sociologia, Università di Padova

CC BY-NC-ND